Fino alla fine degli anni ‘90, in Cile si coltivava principalmente l’uva rossa “País”, che viene ancora utilizzata per produrre il vino in confezione Tetra Pak, molto apprezzato a livello locale, ma che oggi occupa solo il 10% della superficie vitata. Alla fine del XX secolo, i produttori cileni hanno iniziato a interessarsi a cloni di alta qualità e a nuove varietà. Da allora, i vini speziati e ben strutturati da varietà bordolesi come Cabernet Sauvignon, Carménère e Merlot sono diventati predominanti, mentre i vitigni della Valle del Rodano, come Syrah, Grenache e Carignan, stanno crescendo in popolarità. Queste viti furono importate in Cile dall’Europa prima della crisi della fillossera, il che ha permesso al Cile di evitare l'innesto su radici americane, rendendolo una delle poche regioni al mondo ancora libere dalla fillossera e con viti “a piede franco”. Inoltre, il Cile è stato risparmiato dalla malattia fungina della peronospora, il che permette un uso ridotto di fungicidi.