Già nel 1779 il Maraschino fu pubblicizzato sul quotidiano londinese The Morning Post, e nel 1804 la fabbrica ricevette dall’imperatore Francesco II il privilegio di esporre lo stemma imperiale.
La Distilleria Francesco Drioli fu fondata nel 1759 a Zara (oggi Zadar, Croazia) dal mercante veneziano Francesco Drioli. Egli è considerato un pioniere della produzione industriale del Maraschino e perfezionò la tecnica di distillazione della ciliegia Maraska, precedentemente sviluppata da Giuseppe Carceniga.
Sotto la guida di Drioli, la distilleria acquisì fama internazionale. Già nel 1779 il Maraschino fu pubblicizzato sul quotidiano londinese The Morning Post, e nel 1804 la fabbrica ricevette dall’imperatore Francesco II il privilegio di esporre lo stemma imperiale. L’azienda forniva le case reali in Austria, Gran Bretagna e Italia.
Dopo la morte di Drioli nel 1808, la gestione passò a suo nipote Giuseppe Salghetti-Drioli. Sotto la sua direzione fu fondata a Zara una fabbrica di vetro che produceva a mano bottiglie per il liquore Maraschino. Queste bottiglie erano rivestite da un guscio di paglia (fiasco) per proteggerle durante il trasporto.
Nel XIX secolo la produzione continuò a crescere, con il numero di dipendenti che raggiungeva dai 500 ai 600 durante l’alta stagione. Altri produttori di Maraschino, come Girolamo Luxardo (1821) e Romano Vlahov (1861), si stabilirono anch’essi a Zara, portando alla formazione della “Industria del Maraschino di Zara”.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e il passaggio di Zara alla Jugoslavia, i proprietari si rifugiarono in Italia. Vittorio Salghetti-Drioli aprì nel 1946 una nuova distilleria a Mira, vicino a Venezia. Morì nel 1974 e nel 1980 la produzione fu definitivamente interrotta. I diritti del marchio e le ricette furono trasferiti alla Distillerie Venete Mira S.p.A. (DI.VE.MI.).
Oggi l’archivio della famiglia Salghetti-Drioli, che comprende documenti dal 1759 al 1943, ricorda la storia della distilleria. Una parte di questo archivio è stata riconosciuta e catalogata nel 1991 dal Ministero della Cultura italiano come “di grande interesse storico”.