La storia della Tenuta Principe Alberico inizia con Alberico Boncompagni Ludovisi, un pioniere del mondo vitivinicolo che nel 1946 avviò la sua attività ai confini di Roma, nell’area del Parco Regionale dell’Appia Antica. In un periodo in cui nella regione dominava la viticoltura tradizionale, egli scelse consapevolmente vitigni internazionali come Cabernet, Merlot, Sémillon e Malvasia di Candia, dando – secondo la stessa azienda – un impulso precoce verso un approccio biologico. La posizione lungo l’antica via pastorale della Via Appia Antica e i suoli di origine vulcanica conferirono alla tenuta caratteristiche uniche: una zona non convenzionale per la viticoltura, ma rivelatasi ideale grazie al terreno e al microclima.
Per decenni Alberico plasmò l’azienda con principi forti: rese limitate, coltivazione naturale, produzione contenuta e un’aura quasi di culto. Dopo una fase di profondo cambiamento negli anni ’90, quando Alberico decise di estirpare gran parte dei vigneti, furono i suoi eredi – in particolare le tre nipoti – a rilevare progressivamente la gestione con l’obiettivo di portare avanti il suo lascito.
Oggi la tenuta è guidata dalle tre nipoti del fondatore — Albiera, Allegra e Alessia Antinori — che custodiscono la tradizione del nonno con dedizione e sensibilità. Il loro principio guida è: agricoltura biologica, rispetto del terroir e un equilibrio tra storia e innovazione. In una regione non nota per una grande produzione vitivinicola, la tenuta occupa oggi una posizione distintiva, operando come realtà boutique focalizzata su qualità, identità e carattere.